L'83,5 per cento dell'energia prodotta nella regione Puglia risulta in eccedenza
Sono già tante le questioni ambientali
che riguardano il territorio, tra cui Tap e le trivellazioni a poche
miglia da Porto Cesareo, vicende che “devono essere di monito e spronare
i cittadini a interessarsi e capire bene che cosa sta accadendo sopra
le loro teste. Di pochi giorni fa è la notizia che è
stato avviato l’iter per la costruzione nel territorio di Lequile, in
località Curmuni (SP 362 Lecce-Galatina), e quindi con
ripercussioni ambientali su tutto il territorio, di una centrale a biomasse.
Il progetto prevede, per la garanzia di funzionamento dell’impianto, la
necessità di bruciare, ininterrottamente, oltre due tonnellate di sansa
all’ora”. E dunque, si tratterebbe di “un inceneritore di vegetali,
battezzato centrale a biomasse che, nonostante l’uso di risorse verdi,
non può essere considerato un impianto ecologico come alcuni vorrebbero
farci credere. Una simile struttura, che serve per produrre e vendere
corrente elettrica all’Enel, con esclusivo beneficio per i guadagni
aziendali, non può, in alcun modo, giustificare l’impatto ambientale che
andrà a produrre”.
Allo stesso modo “non regge la tesi
circa l’eventuale creazione di qualche posto di lavoro in più, per il
semplice fatto che il settore turistico dovrà tagliare a causa del forte
impatto ambientale dei fumi e delle polveri, pericolose e nocive per
l’ambiente e la salute”.
Per tanto, l'Associazione Spazi Popolari aderisce all'appello del comitato " NO ALLA CENTRALE A BIOMASSE.
Sono intervenuti :
Prof. Giuseppe Serravezza presidente Lilt ( Lega italiana contro i tumori )
Ivano Gioffreda ( Spazi Popolari )
Ernani Favale ( Comitato No Centrale )
Gianluca Maggiore ( Comitato NO TAP )
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