venerdì 19 settembre 2014

Il sogno di Mattia



La Gazzetta del Mezzogiorno.it

 

Mattia, il giovane salentino
che dopo l'Australia
sogna un'azienda in Puglia

di Giacomo Pagone

La barba folta, i capelli scompigliati e il sorriso sincero di chi non ha avuto paura di mettere due continenti tra la sua vita quotidiana e la sua casa natale, pur di inseguire i propri sogni e le proprie ambizioni.

Mattia Morelli, ventisettenne leccese, partito alcuni anni fa alla scoperta del mondo, ha deciso di ripercorrere la sua strada in senso contrario per costruire il suo futuro nel Salento. Scegliendo il percorso inverso a quanti in questi anni hanno lasciato l’Italia per cercare fortuna all’estero, Mattia ribadisce la sua intenzione: tornare a casa e avviare un’azienda agricola.

Laureato in Scienze Politiche (prima a Lecce, poi a Parigi), Mattia mastica ancora quel sapore della scoperta che in tempi passati spingeva gli esploratori a lasciare le terre conosciute per affrontare l’ignoto. E, al giorno d’oggi, con internet e le sue messianiche missioni di portare la conoscenza al mondo intero e di avvicinare virtualmente tutti i luoghi, affrontare l’ignoto significa conoscere e sfidare le proprie paure. E allora Mattia, zaino in spalla, ha iniziato un viaggio che lo ha portato alla scoperta di se stesso.

Mattia riassumiamo i tuoi viaggi più lunghi: dalla Francia a Cuba fino all’Australia e la visita dell’Asia. Come passavi le tue giornate? Dove sei adesso e cosa fai?

Ogni viaggio ha rappresentato un momento diverso. Diversi stati d’animo, diverse attività quotidiane. Adesso sono consapevole di essere cittadino del mondo.
Parigi ha rappresentato una tappa fondamentale per la mia crescita individuale. Per la prima volta lasciavo le mie sicurezze, la mia città, la mia famiglia e tutte le mie abitudini, ma, allo stesso modo, mi ha aiutato a formare la mia cultura personale e limare molti aspetti del mio carattere.

La ricerca tesi a Cuba è stata, forse, la prima vera esperienza di studio della mia vita. Ho potuto studiare a fondo la Riforma agraria cubana, lavorando con i contadini, approcciandomi con le istituzioni e partecipando ai corsi di studio dell’Università Agraria dell’Havana, un mondo dove l’agricoltura diviene vita, esperienza di scambio, rispetto per l’ecosistema e nuova fonte di reddito.

Quello in Asia è stato il viaggio dell’equilibrio spirituale e della scoperta di un nuovo mondo completamente diverso da ciò che normalmente si può immaginare. Sviluppo di nuove attività, persone dinamiche, lavoratori capaci, governi lungimiranti. Una società in fermento, che non dimentica le proprie tradizioni.

L’Australia, dove vivo ora, rappresenta l’evasione dagli spazi stretti e dalle affollate città europee. E poi, qui ho la possibilità di scoprire nuove pratiche di agricoltura organica. Quelle della Permacultura, ad esempio, inventata nel 1978 dall’australiano Bill Morrison, che mira a costruire unità abitative autosufficienti o tendenti all’autosufficienza energetica ed alimentare

Cosa ti spinge, ogni volta, a lasciare tutto per iniziare una nuova avventura? In base a cosa scegli i Paesi in cui vivere?

La curiosità, l’energia proveniente dall’ignoto. La voglia di confrontare idee e sogni con luoghi e persone reali. Poi, diventa una droga e non puoi farne a meno.

Ogni paese è una storia differente. Mi lascio guidare dai miei desideri del momento, insieme alla voglia di conoscere determinate cose che possano arricchirmi culturalmente ed umanamente. La storia ad esempio. Oppure cerco l’opportunità di lavorare, o quella di formarmi.

Qual è il tuo progetto per quando, a novembre, tornerai in Italia? Come è nata questa idea?

Il Salento potrebbe essere l’avamposto europeo dell’agroecologia. Il mio progetto, nato durante gli anni universitari, è simile a quello portato avanti da numerose associazioni locali, come il gruppo Spazi Popolari di Ivano Gioffreda di Sannicola, ragazzi preparatissimi, che cercano di sviluppare il concetto di agro ecologia e lottano per proteggere i nostri ulivi dall’eradicazione coatta e dal famigerato batterio killer xylella.

Sfatiamo un mito: il mondo contadino, oggi, non è l’antitesi della modernità. Tu hai un blog (http://unastoriadisordinata.wordpress.com/) dove racconti i tuoi viaggi ma parli anche di tecniche agricole.

L’agricoltura non è il contadino che si spezza la schiena per tutta la sua vita, la terra per me significa ritorno alla cultura, al sapere che genera vita.

L’agricoltura è certamente lavoro, come ogni altra attività umana, ma è anche ricerca, studio delle dinamiche biologiche. Io ho ammirato diverse innovazioni: dalle compost toilettes australiane (bagni che non utilizzano lo scarico ma creano compost da riutilizzare), alla pianificazione pubblica cubana che ruota intorno ad un sistema completamente organico, senza pesticidi e prodotti chimici e senza monoculture. Tecniche che rispettano l’equilibrio ecologico, quindi la salute e la vita dell’uomo.

Lo scrittore statunitense Mark Twain sosteneva: “Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate.”
E, in fondo, cosa è la libertà se non la possibilità di inseguire i propri sogni e disporre della propria vita come meglio si crede?

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